La ricerca di Roberto Cagnoni si è sviluppata coerentemente agli studi per la tesi di laurea dove si affrontava il tema della trasformazione della periferia a partire dai grandi impianti ottocenteschi pubblici oggi obsoleti. Lo studio della progettazione ottocentesca, secondo il metodo della scuola francese (J.N.L. Durand), che consente di introdurre ai bordi delle città una tipologia edilizia di nuova scala, eccezionale per l’epoca, ha consentito di individuare quei registri di misure capaci di divenire i termini di una scala intermedia necessaria alla formazione di poli decentrati d’aggregazione delle aree periferiche i cui tessuti, consolidati attorno ai centri storici, sono oggi le principali sedi residenziali delle popolazioni urbane. Il tema dell’accordo delle scale come problema architettonico della città contemporanea, è divenuto un tema capitale di questa ricerca. Ne sono quindi derivati originali studi morfologici che analizzano la commisurazione ai diversi ordini di grandezza e giacitura, delle parti urbane oggetto di trasformazione progettuale. Questi studi (che hanno ricercato il modo di definire ordinamenti urbani capaci di mettere in comunicazione le scale della prossimità locale o di contesto con le scale delle connessioni regionali, la scala del paesaggio con gli ambiti delle pratiche locali) sono stati poi orientati verso ulteriori verifiche attraverso la comparazione con alcuni significativi esempi di progettazione urbana ove plurime griglie ordinative, individuate secondo logiche differenti, venivano fatte interferire per correlare ordini diversi di grandezza all’interno dell’organismo tipologico o nell’insieme urbano. In tal modo si sono poste le basi di una metodologia d’intervento volta ad articolare la complessità multiscala del nuovo tipo edilizio alla struttura urbana complessa nella quale si colloca. In particolare è stato messo a punto un modo di rappresentazione del tessuto urbano attento ai rapporti tra le formazioni più antiche ed infrastrutturazioni recenti e recentissime che producono le forme dell’urbanizzazione diffusa entro le quali si collocano i nuovi enti urbani che per essere distinti dai tipi edilizi della città consolidata sono chiamati morfotipi urbani. Il “paradigma” della città diffusa viene perciò scomposto nei suoi tre componenti: reti, tessuti, paesaggi che mostrano i termini di grandezze e misure spazio-temporali interferenti tra loro e reclamanti un accordo. Si evidenzia così l’intreccio tra differenti impianti scalari: il primo relativo alle reti infrastrutturali per le quali valgono ordini di grandezza temporali più che spaziali, il secondo relativo ai tessuti, per il quale valgono ordini di grandezza spaziali più che temporali, il terzo relativo ai paesaggi che introducono grandezze e misure incommensurabili con le precedenti. I nuovi enti urbani alla scala della città odierna, vengono, quindi, visti preliminarmente in relazione alle tre strutture nell’intento di produrre accordi di coesistenza. Si tratta quindi di formazioni di giunto, le quali propongono accordi multiscala e che sono al loro interno organizzati da microimpianti urbani (strade-piazze) a strutturare il reciproco innesto delle funzioni e servizi che contengono. I casi studio approfonditi nel corso degli anni sono stati volti ad indagare aree-problema caratteristiche nella trasformazione di scala della città attuale.